La famiglia dell’operaio chiede la verità: ” Ci sono testimoni pronti a parlare”.
Il delitto di Luzzara. “Chi ha visto quello che è successo quel giorno alla QuattroB e anche nei mesi precedenti deve parlare e raccontare tutta la verità”. La vedova dell’operaio di 38 anni Ranjeet Bains, morto dopo l’aggressione subita il 7 febbraio a Codisotto di Luzzara, lancia un appello affinchè si faccia chiarezza sulle ultime ore del marito e anche sul contesto nel quale è maturato l’omicidio. La trentanovenne Gagandeep Kaur ieri è tornata nello studio dell’Avvocato Mauro Intagliata, accompagnata da Jagjeet Bains e Lam Ram, rispettivamente fratello e padre della vittima. Per stare vicino alla donna, che deve accudire due bambini di 5 e 9 anni, che da giorni chiedono senza sosta del padre, è anche arrivato da Roma un suo cugino. A oltre due settimane dal delitto, la famiglia dell’operaio ucciso, ha deciso di tornare a farsi sentire, anche per rispondere a quello che è trapelato dall’azienda. Dalla QuattroB hanno ribadito più volte di non essere a conoscenza di problemi pregressi tra i due fratelli arrestati per omicidio preterintenzionale, Charanjit e Paramjit Singh, e altri componenti della famiglia. Hanno anche detto, più volte, di ritenere che l’aggressione abbia a che fare con vicende avvenute all’esterno. I familiari non la pensano affatto così. “Ci sono dei dipendenti che sono pronti a raccontare quello che è avvenuto il giorno dell’aggressione, ma anche i problemi dei mesi precedenti”, ha detto la vedova. La donna ieri ha detto di essere a disposizione della magistratura, al pari di tutta la sua famiglia. Non appena saranno convocati dagli inquirenti, racconteranno tutto quello che sanno. I familiari dell’operaio ucciso invitano inoltre tutte le persone a conoscenza dei fatti a dire la verità. Chi ha soccorso Ranjeet il giorno del delitto sarebbe ancora, o lo sarebbe stato per alcuni giorni, in malattia. Anche la Fiom Cgil si è messa subito a disposizione degli inquirenti: il sindacato, per non pregiudicare gli accertamenti, non intende riferire per il momento il contenuto delle proprie dichiarazioni. La referente Fiom per la QuattroB è una sindacalista della Camera del Lavoro di Guastalla, che in passato è stata delegata all’interno della ditta di Codisotto. La moglie di Ranjeet ha riferito che il marito si sentiva spesso con la referente e di questo ci sarebbe traccia anche nei messaggi vocali contenuti nel cellulare (che è stato naturalmente sequestrato dai carabinieri). Le indagini su questo caso sono condotte dal pm Giacomo Forte, che a quanto trapela sta ascoltando molte persone a conoscenza dei fatti. L’avvocato Intagliata, che assiste la moglie, i figli e il fratello (i genitori sono invece tutelati dall’avvocato Francesco Tazzari), si è fatto interprete del sentimento della famiglia: “Questo intervento nasce dalla necessità di dare risposte alle dichiarazioni di uno dei soci e da uno dei dipendenti mandate in onda lunedì sera da Telereggio. Dichiarazioni che sono fortemente contestate”. Uno dei fratelli del titolare ha ribadito che l’omicidio non ha a che fare con quanto avvenuto alla QuattroB. “Abbiamo avuto la sfiga che è successo dentro l’azienda, ma noi non c’entriamo niente”, ha detto il socio (che non si è lasciato riprendere in volto, ma le sue parole sono state registrate e mandate in onda). Riferendosi a queste parole, l’avvocato Intagliata dice che la famiglia è rimasta sconcertata “per il cinismo e l’assenza di riguardo”. L’avvocato ha parlato di “frasi irriguardose, particolarmente censurabili e umanamente deprecabili”. Perchè “ci si aspetta maggiore comprensione, visto che la morte di una persona in una azienda rappresenta una circostanza dolorosa per tutti”. La famiglia aveva già avuto modi di lamentarsi del fatto che il giorno del delitto a Codisotto si era continuato a lavorare, per volontà di un responsabile (il titolare era assente) e le condoglianze erano arrivate soltanto quando era stato fatto notare che non erano mai state porte. Sempre su Telereggio, è stato mandato in onda un audio nel quale una persona, qualificata come un dipendente, ha detto che la vittima voleva far assumere un fratello in azienda. Per la famiglia invece è il contrario, sono i due aggressori che volevano farlo dimettere per far entrare un loro parente. Il diretto interessato, Jagjeet Bains, ha tenuto a respingere in modo categorico questa ricostruzione. “Lavoro in una stalla a Motteggiana, dal 2010, dove sto molto bene. Ho vitto e alloggio e sono contento del salario. Dunque respingo queste dichiarazioni false”.
Mesi di tensione. Per i familiari l’ostilità c’entra con l’impegno sindacale
L’aggressione di Ranjeet Bains alla QuttroB di Codisotto sarebbe il tragico epilogo di un clima intimidatorio che andava avanti da tempo. Anche venti giorni prima del delitto si sarebbe verificata un’aggressione. Un’ostilità ritiene la famiglia, collegata anche al suo precedente impegno sindacale. Tre anni fa Bains, insieme ad un suo collega, fu eletto rappresentante della Fiom Cgil. Nel 2020, dopo un giorno e mezzo di sciopero, i lavoratori ottennero il primo contratto aziendale della QuattroB, che prevede l’erogazione di un premio di 800 euro annui. Una circostanza che avrebbe scontentato i dipendenti che prendevano già un premio individuale di entità superiore. Poco dopo, i lavoratori chiesero e ottennero a maggioranza le dimissioni dei due delegati Fiom. Da quel momento, circa un anno e mezzo fa, sarebbe iniziata una condotta persecutoria da parte di un nucleo familiare, di circa sette/otto connazionali, di cui fanno parte anche i due fratelli arrestati con l’accusa di omicidio preterintenzionale. L’avvocato Mauro Intagliata, che assiste la famiglia, si sta adoperando affinchè questo contesto sia chiarito. L’azienda, anche in una replica pubblicata sulla Gazzetta di Reggio, ha detto di non ritenere credibile questo legame tra il delitto e l’impegno sindacale, perchè i due fratelli arrestati erano stati assunti soltanto da cinque mesi.
di Jacopo Della Porta, Gazzetta di Reggio, 23.02.2022